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La più grande sfida

E' "la più grande sfida della nostra generazione". Alla vigilia della giornata mondiale per la lotta contro l'Aids, il segretario generale dell'Onu Kofi Annan richiama il mondo a una prova di responsabilità. In un messaggio, a 25 anni dalla comparsa della pandemia, Annan si è felicitato per i progressi realizzati ma ha auspicato nuovi sforzi per combattere la malattia.

"La responsabilità - tema di questa giornata mondiale - esige che ciascun presidente o primo ministro, ciascun parlamentare e politico, decida e dichiari: 'L'Aids è una questione che mi riguarda'. Ciò - ha detto ancora Annan - esige che rafforzino la protezione di tutti i gruppi vulnerabili: persone contagiate, giovani, chi lavora nell'industria del sesso, che fa uso di droghe iniettabili, uomini che hanno relazioni sessuali con altri uomini. Ciò implica che lavorino fianco a fianco con i gruppi della società civile e che agiscano per giungere a cambiamenti reali e positivi che diano maggior potere e autonomia alle donne e alle ragazze e trasformino le relazioni fra uomini e donne a tutti i livelli della società".

L'allarme Aids ancora oggi non dà tregua. Sono 39 milioni e mezzo di persone affette da Hiv. Solo nel 2006, ci sono stati 4,3 milioni di nuovi casi, con tre milioni di morti e due milioni e mezzo di bambini ammalati. Bastano le ultime cifre dell'Organizzazione mondiale della Sanità a dare le dimensioni dell'emergenza nel mondo. Un'epidemia che continua a espandersi con picchi allarmanti, come quello africano. Nella regione sub-sahariana sono 25 milioni i cittadini che muoiono per la malattia prima dei quarant'anni. E 12 milioni i bambini che rimangono orfani. Sul fronte dei più piccoli, poi, l'Unicef lancia l'allarme anche per l'India.

Fra 25 anni, calcola uno studio britannico appena uscito sulla rivista Medicine della Public Library of Science, l'Aids diventerà la terza causa di morte globale, dopo le malattie cardiache e l'infarto. Un quadro d'insieme tutt'altro che rassicurante.

Anche quest'anno, il primo dicembre, sarà un'occasione per fare il punto sul rischio di contagio a livello mondiale e per promuovere una battaglia collettiva contro Aids e Hiv. Una battaglia che deve partire, prima di tutto, da un'informazione corretta.

Sono ancora troppi i dubbi e le incertezze che accompagnano la malattia, anche nel nostro Paese. Come l'errata convinzione che esista un vaccino in grado di immunizzare dall'Aids. Lo ha denunciato nei giorni scorsi lo scienziato Fernando Aiuti, presidente dell'Anlaids. In Italia "il 27 per cento dei giovani crede che un vaccino sia disponibile", dice l'immunologo. Mentre negli Stati Uniti, la percentuale scende al 2 per cento.

La disinformazione si trasforma, inevitabilmente, in un comportamento a rischio: le nuove infezioni da Hiv, nel 2006, in Italia sono state 3.500-4.000. In pratica, una ogni due ore.

Cifre allarmanti, ma che da sole non bastano a dare un'idea precisa dell'emergenza. Dietro ai numeri ci sono le storie vere di uomini, donne e bambini. Per dare loro un volto, Medici Senza Frontiere, che tratta 80.000 ammalati in oltre 30 paesi, ha chiesto ad alcuni di loro di raccontare la propria vita con l'Hiv attraverso alcuni scatti fotografici.

Ecco allora le testimonianze uniche di persone che dal Perù al Malawi, dal Rwanda alla Cina, dal Guatemala al Congo hanno avuto il coraggio di raccontare attraverso l'obiettivo le gioie e i dolori, le vittorie e le sconfitte di una vita appesa al filo dell'Aids. Che oltre alle difficoltà oggettive quotidiane, devono fare i conti anche con l'altro fronte della malattia, altrettanto implacabile: il pregiudizio e l'indifferenza.


Il Dossier
LA MIA VITA CON L'HIV
Le testimonianze uniche di persone che dal Perù al Malawi, dal Rwanda alla Cina, dal Guatemala al Congo hanno avuto il coraggio di raccontare attraverso l’obiettivo le gioie e i dolori, le vittorie e le sconfitte di una vita appesa al filo dell’Aids.di Nairobi. Questa è la loro vita


Lo spot di Clinton contro l'AIDS
Video prodotto da Repubblica.it

Fonte: Repubblica.it
30/11/2006
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