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Procreazione assistita: tra embrioni e referendum

Da anni si sente parlare di fecondazione assistita ma non si è mai entrati nel vivo della questione come in questo periodo dove ogni persona cerca di farsi una propria opinione, di crearsi un proprio punto di vista affinché si arrivi al 15 giugno con un pensiero preciso e personale, autonomo e libero, secondo la propria coscienza, sui vari punti del referendum che mira a cambiare la Legge 40 sulla procreazione assistita che, dallo scorso anno, ha regolamentato tale pratica ponendo determinati limiti che si rifanno alle norme stabilite nei diversi Paesi europei. Single, omosessuali, donne in età non più fertile, "l’utero in affitto", "seme congelato di persone decedute", " l’utilizzo di spermatozoi o ovociti provenienti da terzi" sono "soggetti e mezzi" esclusi da tale legge.
Tra tante indecisioni, perplessità, certezze e timori, il tempo scorre veloce e la fatidica data referendaria è sempre più vicina.
Quattro saranno i quesiti su cui verrà chiesto il parere del popolo italiano.
Il primo punto del referendum richiede l’abrogazione del divieto di effettuare ricerche scientifiche sugli embrioni che contengono cellule staminali (uguali a quelle contenute nel midollo osseo dell’uomo, nella placenta e nel cordone ombelicale), attraverso le quali gli scienziati mirano, e sperano, di scoprire idonee cure per malattie come tumori, cardiopatie, morbi (come l’Alzheimer e il Parkinson), considerando, anche, il fatto che il numero degli embrioni congelati, in Italia, è di quasi venticinque mila e molti di questi non verranno mai usati per l’impianto.
Il secondo punto pone agli italiani di scegliere tra l’abrogazione, o meno, dell’obbligo di creare in vitro un numero di embrioni non superiore a tre e di impiantarli direttamente nell’utero materno senza ricorrere alla congelazione.
Se da un lato con tale obbligo si evita la distruzione di embrioni prodotti in eccesso e che, comunque , con l’impianto di tre embrioni molte sono le probabilità di attecchimento (anche tutti e tre), dall’altro lato questo obbligo comporta maggiori rischi per la salute della donna che sarà costretta a sottoporsi a più trattamenti ormonali, aumentando i tentativi e riducendo le probabilità di riuscito impianto.
Il terzo quesito referendario chiede di abrogare l’affermazione sull’equità di diritti tra embrione e persone già nate. La diagnosi pre-impianto, utilizzata anche da persone fertili, magari portatrici di patologie ereditarie, identifica gli embrioni sani da quelli malati, con il trasferimento nell’utero materno dei primi e l’eliminazione dei secondi. Questa procedura, che anticipa le conoscenze sulla salute dell’embrione, è proibita dalla legge che, comunque, non impedisce l’utilizzo dei moderni "sistemi" anticoncezionali e la pratica dell’aborto.
L’ultimo quesito posto agli italiani è l’abrogazione dell’obbligo di non ricorrere alla fecondazione eterologa che consiste nel divieto di non utilizzare il seme di donatori estranei al nascituro che, di fatto, rappresenterebbero i genitori genetici .
Criticata dall’opposizione e dalla maggioranza, la legge 40 è stata voluta da un largo schieramento di cattolici di destra e di sinistra e ora gli italiani, seguiti dalla lunga fila dei loro principi e delle loro idee, sono "chiamati" nello spirito nazionalista di tale termine, ad esprimere tramite un distinto SI o un distinto NO, il loro parere in merito ad un argomento che sta infuocando il panorama politico del nostro paese, e anche quello Cattolico (e non) invitato, dalla figura del cardinale Camillo Ruini, capo dei vescovi, a disertare le urne.
Ma il voto è libertà, la libertà di scegliere e di decidere responsabilmente e senza condizionamenti, senza barriere.
Il diritto al voto è stato la guerra vinta dei nostri padri ed è nel loro nome che non dobbiamo esentarci dall’esprimere il nostro volere, di non lasciare che siano gli altri, tra cui anche il silenzio simbolico dell’assenza, a scegliere per noi.
E poi il voto è soprattutto un dovere, il nostro dovere di cittadini dell’Italia democratica che ci ha cresciuto. Il referendum è la nostra voce, una piccola voce che deve cantare nel grande concerto a cui si partecipa… non può, non deve rimanere in silenzio dopo tutto il lavoro fatto per imparare a cantare….
L’astenersi dall’andare a votare rappresenta l’espediente adatto per far fallire il referendum e, quindi, salvare la legge, lasciare che ci siano regole cliniche uguali per tutte, accettarla cosi com’è, perfetta o imperfetta che sia.
Ma rappresenta anche, nella comodità di mancanza di responsabilità assunte, la perdere dell’ultima voce in capitolo, in questo capitolo che ci viene regalato. Si o No, forse Boh….. Non importa. L’importante è di non eclissarci, di esserci e di sprecare un minuto di vita per esprimere il nostro pensiero, la nostra idea, il nostro parere affinchè lo Stato dia voce alla nostra volontà.
Rosanna Lepore
29/04/2005
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