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Serra Aiello, Alla ricerca di Temesa

Ricomincia la seconda campagna di scavi della Soprintendenza Archeologica per la Calabria

SERRA AIELLO – Anche se con qualche settimana di ritardo rispetto alle previsioni, sono ricominciati ufficialmente gli scavi nel territorio di Serra riguardanti la mitica città di Temesa.

Come i lettori ed i cultori di archeologia e di storia locale ricorderanno, già da tempo, la Soprintendenza archeologica per la Calabria, sta meritoriamente provvedendo a riportare alla luce, assieme al gruppo di volontariato Alybas e con la collaborazione della Amministrazione comunale locale, quanto sino ad ora il sottosuolo in esame ha conservato nei secoli. In particolare, gli scavi di Serra hanno portato alla scoperta di numerosi oggetti, alcuni di pregevole fattura, che rimandano ad una rilevante attività commerciale di Temesa prima ancora della venuta dei greci.

Sebbene gli archeologici non si sbilancino più di tanto, la localizzazione di Temesa oramai non è più controvertibile. Tutto il territorio posto tra la foce dei fiumi Savuto e Oliva, per le sue caratteristiche (approdi, percorsi fluviali che consentivano l’accesso verso le aree interne, pianure coltivabili ben difendibili ecc.), «ha fatto sì - come ha scritto in un recente articolo Luigi La Rocca, archeologo della Soprintendenza di Reggio Calabria che segue i lavori di scavo - che l’area si rivelasse particolarmente adatta all’insediamento umano fin dall’antichità più remota». In particolar modo, alla luce dei recentissimi ed importanti ritrovamenti, il territorio ricadente nei comuni di Serra d’Aiello, Cleto, oltre a quelli costieri di Nocera Terinese, Amantea e Campora S. Giovanni, e di recente anche Aiello Calabro, dove sono in corso approfondimenti su alcuni interessanti reperti che lascerebbero presupporre la presenza di una necropoli o meglio, di un luogo di culto del V, VI secolo a.C. ndr), «ad un’attenta osservazione che tenga conto dei dati topografici, storici e archeologici (…) – secondo La Rocca - si configura come uno dei contesti archeologici più interessanti dell’Italia meridionale».


LA STORIA DEGLI SCAVI

Le ricerche di Temesa iniziano nel 1924 con Paolo Orsi, primo soprintendente archeologico della Calabria, che recupera alcuni reperti bronzei provenienti da Pantano di Cleto e da Serra d’Aiello, ora custoditi nel Museo archeologico di Reggio Calabria e nel Museo civico di Cosenza. Nella fattispecie: una punta di lancia, una spada di tipo Terni, un fodero di tipo Veio, un sauroter, una fibula a quattro spirali, una fusaiola in bronzo finemente decorata, fibule varie, un pendaglietto a forma di quadrupede; testimonianze di corredi funerari dell’età del ferro. Ancor prima, nel 1916, lo stesso Orsi aveva acquisito da privati un frammento di spada ad antenne, proveniente da Nocera Terinese, a poca distanza dal territorio di Serra.

In anni recenti, l’indagine archeologica riesuma alcuni frammenti ceramici dell’età del bronzo e della prima età del ferro (1984). Nel 1995, in particolare, viene portato alla luce il santuario di Imbelli (VI–V sec. a.C.) in cui si conservavano, tra gli altri oggetti recuperati, uno scettro in bronzo ed un frammento di elmo crestato etrusco, segno evidente, quest’ultimo, della grande vitalità di scambi commerciali con popolazioni vicine e lontane.

I successivi ritrovamenti dell’agosto del 2003, avvenuti durante la prima ricognizione topografica - sostenuta dalla Soprintendenza archeologica della Calabria, dall’Università di Napoli (Federico II), e dal Gruppo Archeologico Alybas di Serra d’Aiello -, hanno rafforzato la certezza che il Comprensorio preso in esame custodisca il “segreto di Temesa”.

Grande importanza riveste pure l’acquisizione da privati da parte del gruppo Alybas di alcuni reperti, tra questi una impugnatura di spada ad antenna del IX-VIII sec. a.C., poi consegnati alla Soprintendenza ed oggetto di presentazione durante il XLIII Convegno internazionale sulla Magna Grecia tenutosi a Taranto e Cosenza nel 2003, da parte della già Soprintendente per la Calabria dott.ssa Lattanzi.

Nel corso del 2004, con la prima campagna di scavi, terminata a giugno, e finanziata dalla stessa Soprintendenza archeologica calabrese, erano state portate alla luce (in un’area di circa 200 mq), in località Chiane, 14 sepolture a fossa (all’interno corredi vascolari, fibule, gioielli d’ambra, punte di lancia, sauroter, ed un disco d’oro di fattura etrusca), con uno scarto cronologico databile dalla fine del IX alla fine dell’VIII secolo a.C. La scoperta - illustrata poi a Serra Aiello dagli archeologi Luigi La Rocca e Fabrizio Mollo – ha dimostrato chiaramente la presenza di un insediamento della prima età del ferro sulle alture del bacino del fiume Oliva. Un centro ricco e vitale di commerci e - per l’utilizzo del ferro già nel 9° secolo a.C., prima ancora dell’arrivo dei greci avvenuto nell’8° secolo a.C. - di importanza politica notevole.


LA CAMPAGNA SCAVI 2005

Siamo andati sul posto, in località Chiane a due passi dall’Istituto Papa Giovanni XXIII, proprio nel giorno in cui sono iniziati i lavori che andranno avanti per almeno un mese, sotto la guida di Luigi La Rocca e con la collaborazione dell’archeologo Fabrizio Mollo, di Franco Froio e dei tanti appassionati “Indiana Jones” del gruppo Alybas. Da questa seconda campagna che interessa un’area di circa 800 mq, un po’ tutti si aspettano grandi ed importanti ritrovamenti. L’entusiasmo c’è e presto non mancheranno di arrivare i risultati attesi.

In seguito, anche per le novità che ci hanno anticipato il soprintendente La Rocca e lo stesso sindaco di Serra Antonio Cuglietta, al momento della scoperta dovrà seguire - come è nelle volontà dei soggetti interessati - la piena valorizzazione e fruizione del sito archeologico che comprende Cozzo Piano Grande (il luogo, di cui ci occuperemo in seguito, sarà sede di un parco archeologico), Cozzo Carmineantonio e Chiane.

Bruno Pino
12/10/2005
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