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Tirreno. Dopo l'arresto dell'imprenditore, la conferenza della Procura: Rifiuti tossici nel fiume Oliva, «disastro ambientale»

Il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, ha riferito in conferenza stampa i particolari dell'arresto dell'imprenditore Cesare Coccimiglio: secondo l’accusa avrebbe messo in piedi un imponente sistema di smaltimento di rifiuti industriali causando così l’inquinamento delle falde acquifere del fiume Oliva e dei terreni circostanti

PAOLA «Lo scenario che si è offerto ai nostri occhi è stato di un vero e proprio disastro ambientale. Un quadro complessivo che ora è davvero, davvero preoccupante». Non usa mezzi termini il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sul presunto inquinamento della vallata dell’Oliva, per descrivere l’attuale condizione in cui versa l’intera area. Parole durissime espresse nel corso della conferenza stampa convocata oggi pomeriggio nella sala Losardo della Procura di Paola per raccontare i dettagli dell’operazione che ha portato stamani all’arresto del 75enne Cesare Coccimiglio, noto imprenditore amanteano del settore della produzione di materiale per l’edilizia. Per lui il gip del Tribunale di Paola, Giuseppe Battarino, ha disposto la misura degli arresti domiciliari su richiesta, appunto, del procuratore capo ed eseguita dalla polizia di stato sede distaccata presso la Procura di Paola. Secondo l’accusa l’imprenditore, in concorso con altri quattro soggetti – tutti residenti nella zona –, avrebbe messo in piedi un imponente sistema di smaltimento di rifiuti industriali causando così l’inquinamento delle falde acquifere del fiume Oliva e dei terreni circostanti. In particolare gli inquirenti contestano a Coccimiglio tre i capi di imputazione: disastro ambientale, avvelenamento delle acque destinate al consumo umano e realizzazione di discariche abusive di rifiuti pericolosi. «Siamo arrivati ad individuare le responsabilità gravi dell’imprenditore – ha spiegato Giordano – in seguito a diversi elementi di indagine che ci hanno permesso di inquadrare nella sua complessità l’attività illecita messa in atto dalla sua azienda». Tra gli esempi citati dal procuratore capo «la circostanza che il materiale rinvenuto fosse addirittura limitrofo ai terreni dell’impresa» ma «anche testimonianza dirette dell’accaduto». La richiesta della misura cautelare era stata avanzata già alcuni mesi addietro dal procuratore capo, ma data la mole di incartamenti a carico dell'imprenditore solo oggi il gip ha dato il via libera all'esecuzione dell'arresto. L’indagine avrebbe già consentito di individuare, come già anticipato dalCorriere della Calabria, una serie di siti contaminati da sostanze altamente pericolose e la presenza in quest'area anche di contaminazione radioattiva da Cesio 137. Enorme la quantità di materiale rinvenuto e confermato dalle analisi condotte lo scorso anno dai tecnici dell'Arpa Calabria e dall'Isituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che avrebbero accertato almeno 86mila metri cubi di contaminanti composti per lo più da fanghi industriali la cui provenienza non sarebbe, secondo l'accusa, riconducibile alla Calabria. Materiale che sarebbe stato interrato contaminando sia i territori sia le falde acquifere della zona. Da qui la richiesta di provvedimento cautelare per l'imprenditore accolta oggi dal gip. «Resta aperto – ha detto ancora preoccupato Giordano – il problema dello smaltimento dei rifiuti rinvenuti che data l’alta pericolosità, rilevata dai tecnici che hanno esaminato i materiali, dovranno essere rimossi dalla zona e inviati in appositi siti di stoccaggio che non sarebbero presenti in Italia».

Roberto De Santo

20/11/2011
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