Nel decreto di  sequestro, un capitolo è dedicato alle infiltrazioni delle cosche negli  appalti pubblici. Qui, secondo i magistrati, le cosche da anni avevano  una corsia prefernziale
Cinquanta milioni di euro. Dopo le manette scattate a inizio novembre, gli uomini di Renato Cortese mettono i sigilli all’impero delle cosche mafiose Borghetto, Zindato e Caridi, federate con il potente casato mafioso dei Libri.
Accogliendo la richiesta del procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e del sostituto Marco Colamonici,  il gip Esposito ha sequestrato anche un’impresa, la Tesi costruzioni,  riconducibile a Santo Giovanni Caridi, che ha sede a L’Aquila.
In tutto provvedimento di sequestro ha interessato 12 imprese e società  operanti, per lo più, nel settore dell’edilizia. A Roma i sigilli hanno  riguardato un panificio mentre a Reggio è stata sequestrata la società  proprietaria di un palaghiaccio mobile, il circolo ricreativo Las Vegas,  tre appartamenti e tre automobili. Le imprese colpite dal provvedimento  del gip sarebbero servite alle cosche reggine per infiltrarsi negli  appalti pubblici.
L’operazione della squadra Mobile è il seguito  dell’inchiesta “Alta tensione” che, poche settimane fa, ha portato  all’arresto di una trentina di persone con l’accusa di associazione a  delinquere di stampo mafioso. Il blitz aveva stroncato un sodalizio  criminale che, di fatto, dettava legge nei rioni Ciccarello,  Modena e  San Giorgio Extra. Un controllo capillare del territorio in cui è lo  Stato a doversi infiltrare nella ‘ndrangheta, e non viceversa. Non solo  il pizzo imposto ai commercianti, ma anche i semplici cittadini  residenti erano costretti a chiedere il permesso alle cosche per  decidere quali ditte contattare per i propri lavori privati.
Un capitolo a parte riguardano gli appalti pubblici per i quali i  Borghetto-Zindato-Caridi avevano una corsia preferenziale. “Particolare  rilievo – scrivono i magistrati della Dda reggina – presentano le  operazioni volte ad infiltrare l’azione dell’amministrazione pubblica al  fine di inserirsi nel circuito degli appalti e delle concessioni  gestiti dagli enti pubblici, in particolare dal Comune”. Le figure  chiave, in questo settore, erano Giuseppe Zindato e l’ingegnere Demetrio Cento che, “seppure immuni da gravi pregiudizi penali vanno nondimeno  considerati pienamente inseriti all’interno della cosca, nell’ambito  della quale svolgono una funzione particolarmente importante. Infatti,  permettono al sodalizio di ampliare gli ambiti di infiltrazione nel  tessuto economico cittadino e le possibilità di guadagno conseguenti,  attraverso l’attività svolta da cooperative e associazioni a loro  riconducibili, partecipando ai bandi di gara indetti dal Comune di  Reggio Calabria per l’aggiudicazione della gestione dei centri  ricreativi estivi per minori e dei centri ricreativi balneari per  minori, riuscendo a ottenerne la gestione di alcuni”.
Era facile  per Cento districarsi nelle stanze della politica. Basti pensare che a  lui il comune di Reggio Calabria, tramite l’assessorato alle politiche  sociali retto dall’esponente Pdl Tilde Minasi, aveva  affidato negli anni scorsi un incarico fiduciario di consulenza  retribuito con circa 60mila euro per dodici mesi. Ma i rapporti tra  l’indagato e il comune retto all’epoca dall’ex sindaco Giuseppe Scopelliti (oggi governatore della Calabria) non si sono limitati solo a questo  incarico ufficiale. Nel 2009, il comune di Reggio aveva predisposto un  apposito bando, ovviamente sempre tramite il settore delle politiche  sociali, per l’affidamento del nuovo nido comunale, allestito al Cedir.  Ad aggiudicarsi il servizio è stata la cooperativa sociale onlus “Baby  braccio di ferro”, gestita guarda caso da Antonella Iaria (moglie  dell’ingegnere) che si è assicurata così 300 mila euro in tre anni.
Anche il 2010, per Cento, è stato foriero di “affari” targati sempre  “politiche sociali”. A luglio, infatti, l’assessorato della Minasi ha  affidato all’associazione “Amici per l’infanzia” (anche questa  riconducibile direttamente all’ingegnere indagato) il nuovo servizio  “Tata in città”, un progetto per l’assistenza domiciliare dei bambini.  Pochi mesi prima, l’assessore era stata candidata alle elezioni  regionali nella lista del Popolo della Libertà. Migliaia di voti non  sono bastati alla Minasi per assicurarsi un posto a Palazzo Campanella  (sede del consiglio regionale) e seguire le orme di Scopelliti. Mesi di  campagna elettorale che, comunque, hanno visto impegnato anche Demetrio  Cento il quale, in qualità di ex consulente e vincitore di appalti  pubblici promossi dall’assessorato comunale alle politiche sociali,  sulla facciata della sede dell’associazione aveva affisso una  gigantografia con il volto del suo candidato preferito.
 di Lucio Musolino
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