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Almeno quattro i siti inquinati da rifiuti industriali. Giordano: «Oliva? Una bomba ecologica»

Amantea - Ne aveva parlato il presidente del Comitato civico "Natale De Grazia", in anteprima, alla presentazione del libro di Riccardo Bocca "Le navi della vergogna" a Catanzaro, il 28 maggio scorso. «In queste ore sta emergendo nel fiume Oliva la presenza di tonnellate di rifiuti industriali pericolosi per la salute umana» ha riferito Gianfranco Posa agli intervenuti«Alla fine dei lavori, quasi certamente, emergerà che nella vallata dell'Oliva è stata realizzata una delle più grandi discariche abusive d'Europa».

Ora arrivano le conferme ufficiali con le dichiarazioni rilasciate dal Procuratore di Paola Bruno Giordano che in una recente intervista ha definito l'alveo del fiume Oliva una "bomba ecologica". Individuati quattro siti altamente inquinati da rifiuti industriali. Centinaia di metri cubi di terreno contaminato. Buche estese quanto un campo di calcio e profonde probabilmente oltre 10 metri, riempite con fanghi industriali ed idrocarburi. Indiscrezioni hanno riferito della presenza di residui di altiforni, sicuramente non presenti in Calabria. Adesso attraverso il posizionamento di piezometri lungo il corso del fiume, si sta cercando di capire se anche la falde acquifere sono state contaminate.
«Mentre questi luoghi venivano feriti a morte, è mai possibile che nessuno abbia visto niente?» è la domanda, alquanto retorica, che Posa si è posto ed ha posto agli intervenuti al dibattito di Catanzaro. E a questo punto non può che farsi una riflessione. Sono tanti e troppo estesi gli appezzamenti di terreno utilizzati nell'Oliva come discarica abusiva. Per realizzare un lavoro di tale portata non si può pensare al solo coinvolgimento di imprese "criminali", certamente vi è stata la connivenza - se non vera e propria complicità - di chi doveva controllare e non lo ha fatto.
E poi l'indifferenza dei cittadini, soprattutto quelli che abitano nei pressi del fiume Oliva. «Ci troviamo in queste condizioni per una questione di cultura - aveva detto Gianfranco Posa sempre parlando del fiume Oliva nel corso della presentazione del libro di Bocca- dobbiamo cambiare atteggiamento verso la ‘cosa pubblica', percepita ancora oggi come "cosa di nessuno" invece di considerarla patrimonio di tutti». Sono pochissimi quelli che hanno collaborato con gli investigatori che stanno cercando di scoprire tutti i luoghi contaminati e chi ha compiuto e commissionato questi lavori avvelenando i terreni, ancora oggi coltivati, condannando a morte molti degli abitanti della zona dell'Oliva. Qualcuno dice che intorno a questo torrente non vi sia famiglia che non pianga un morto o un malato di tumore.
Eppure da queste parti è viva la convinzione che di queste cose non si deve parlare. Soprattutto adesso che arriva l'estate. «Bisogna lavorare ma ...in silenzio» dicono in molti. Lo stesso silenzio che per anni ha permesso ad imprese criminali di avvelenare indisturbati questi luoghi. Oggi -forse è vero - queste località sono evitate dai turisti. Ma molti stranamente ritengono che la colpa non sia di chi questi terreni li ha avvelenati condannando a morte molti degli abitanti della zona e distruggendo l'economia di un territorio considerato "malato". Ma di coloro che questi luoghi li ama, vuole difenderli e vorrebbe poter dire «ecco, avevamo un problema di inquinamento ma ora è stato risolto». Le stesse persone che chiedono verità e giustizia per i tanti morti "ammazzati" di tumore.

Fonte: Blog Comitato De Grazia

08/06/2010
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