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Escalation di decessi sospetti

Dai rilievi epidemiologici una percentuale di patologie superiore alla media nazionale

Fu Mario Pirillo, allora semplice consigliere di opposizione a presentare una mozione in consiglio regionale sulla vicenda di Campora affermando che ”Lo spiaggiamento della motonave Jolly Rosso della compagnia “Ignazio Messina” è stata indicata insistentemente come nave deputata al trasporto di rifiuti tossici e radioattivi.

Nelle località Grassullo e Foresta – la prima in Amantea e la seconda in Serra d’Aiello – probabilmente si è provveduto ad interrare materiale radioattivo. La procura della Repubblica di Paola ha avviato indagini per verificare la fondatezza della ipotesi di smaltimento illegale di sostanze tossiche e radioattive ma non è riuscita ancora a dare un risultato definitivo.

La procura incontra oggettive difficoltà per via della ristrettezza di personale e la limitatezza di risorse che possano consentire il recupero del relitto, le ispezioni dei siti e quindi è necessario che il Consiglio regionale attraverso questa mozione impegni il Presidente della Giunta e l’assessore all’ambiente perché possano essi assicurare alla procura della Repubblica di Paola la disponibilità di risorse finanziarie ed umane per consentire l’espletamento delle attività di ricerca e recupero e per fare finalmente chiarezza in tutta la vicenda“.

Era il 2004 e già allora si parlava di dati macroscopici sulle leucemie e sui tumori infantili, senza dimenticare i decessi improvvisi dovuti a diagnosi infartuali su persone di giovane età che vivevano a Serra Aiello, a Fiumefreddo, a Lago. Le scorie radioattive sono estremamente nocive per gli effetti biologici a breve e medio termine (comprendenti fra l’altro sterilità, tumori e leucemia) e a lungo termine (comparsa di mutazioni genetiche e malformazioni nelle generazioni successive). Le scorie derivano dai processi di fissione, da residui della lavorazione dei minerali dell’uranio, da materiali radioattivi utilizzati nei laboratori di ricerca; comprendono ad esempio cesio, rubidio, stronzio. Si calcola che attualmente il valore complessivo di scorie in Italia si aggiri sui 90.000 metri cubi.

I depositi attualmente si trovano (almeno, relativamente tratta la problematica si riduce a mantenerli in deposito, anche presso gli stessi siti ove sono stati prodotti, per i pochi anni (al massimo) necessari al loro decadimento, prima di smaltirli come rifiuti convenzionali, tenendo conto delle loro eventuali altre caratteristiche di pericolosità Se veramente in quelle navi c’erano scorie nucleari la situazione sarebbe più o meno questa :ci vorrebbero altri 39 anni per avere una bonifica reale e completa dei siti .E’ di 57 anni il tempo di smaltimento medio per la radioattività, ma in questo caso bisognerebbe ancora verificare la percentuale di scorie che le navi portavano e la loro qualità di trattamento.

Se si fosse trattato di materiale da risulta espiantato da centrali in dismissione , però, le conseguenze si sarebbero già viste. Sarebbero sopraggiunte deformazioni nelle nascite che, per fortuna, non si sono mai verificate sul nostro Tirreno. Per capire quanto pericolosa sia l'esposizione alle radiazioni, bisogna prima introdurre quali sono le unità di misura per l'esposizione alla radioattività: la prima è il Sievert. Il massimo ammesso nella scala di esposizione è pari a 6 millisievert l'anno, ovvero a quanto il lavoratore di una centrale può assorbire senza danni fisici. L'unità di misura va naturalmente commisurata al tempo di esposizione.

Tanto per capirsi tra profani: 4 sievert assorbiti in due settimane possono seriamente uccidere un essere umano. Un'altra unità di misura utilizzata è quella del Millirem. In questo caso la dose di radiazioni che non causa danni alle persone è pari a 500 millirem l'anno. Occorre tener presente che una comune radiografia espone il corpo a una dose fra i 50 e i 120 millirem. Basterebbero dunque 5 lastre per portare un essere umano al limite di sicurezza nei termini della DM. Per questo è obbligatorio fare chiarezza nell’interesse della verità.

fonte: La Provincia Cosentina [16/6/08]
30/06/2008

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