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I Nostri Soldi: Le due anime della Germania (e dell'Europa).

LE DUE ANIME DELLA GERMANIA (E DELL’EUROPA) - Che a decidere della politica economica tedesca ed europea siano due linee che si sopravanzano con alterne vicende è cosa ormai chiara a tutti. Da un lato la linea rigorista che teme l’inflazione, punta sul rispetto dei parametri stabiliti o prestabiliti in sede centrale ed è improntata ad uno sfrenato liberismo. Questa linea rinfocola gli euroscettici e fa dire che c’è solo l’Europa delle banche e dei grandi capitali. Dall’altro lato troviamo una linea più incline ad allargare i cordoni della spesa pubblica per favorire la crescita, diminuire la disoccupazione ma anche rimandare a sine die il rientro dal debito pubblico. È fatica oziosa stabilire chi abbia ragione. Le due anime convivono all’interno delle scelte di politica economica e nei vari provvedimenti che vengono alla luce vediamo il prevalere ora dell’una ed ora dell’altra.

Qualche settimana fa in Germania è stata decisa la possibilità di poter andare in pensione a 63 anni invece che a 67 per coloro che abbiano almeno 45 anni di contributi. Sembra essere una decisione di linea morbida che in anni di magra fa davvero scandalo soprattutto verso quei paesi a cui si chiede tutto il rigore possibile. Invece la decisione viene proprio dai “falchi” tedeschi che si sono, per questo, attirati tutte le ire e reprimende di un padre dell’Europa del calibro di Gerhard Schroder. A beneficiare di questi quattro anni di bonus saranno circa 900.000 tedeschi che andranno in pensione quattro anni prima del previsto senza penalità. Dall’altro lato lo staff dei collaboratori della Cancelliera Merkel, a conclusione di uno studio dettagliato sulla composizione sociale della popolazione tedesca ha sentenziato che le casse dello stato si stanno svuotando se si deve continuare a pagare le pensioni a partire dai 67 anni. Secondo costoro per rientrare nei conti l’attività lavorativa deve smettere a 74 anni. Non ho sbagliato, sono proprio settantaquattro. Non finisce qua. Anche spostando più in la il limite la Germania deve importare ogni anno 400.000 unità di nuovi lavoratori stranieri che pagano contributi per i nuovi vecchi. Chiaramente si spera che a finanziare le pensioni tedesche debbano essere i forti flussi migratori provenienti dall’Africa.
In Italia questo problema sembra essere lontano se sfogliamo le agende dei politici nostrani. Ma sicuramente non è eludibile perché i numeri non si lasciano comprimere. Da noi ancora nessuno dice che tra pochissimi anni i nuovi pensionati avranno una pensione che non supera il 40% dell’ultima mensilità del lavoratore. Se è vero che oggi molti figli vivono con le pensioni dei padri, questo sistema è destinato ad implodere perché nella logica delle cose devono essere i lavoratori ( figli ) a sostenere con i loro contributi i pensionati ( padri ).
Sarà veramente interessante capire e vedere come si snoderà questa matassa la cui trama tocca i veri nodi della sopravvivenza della società. Allora le due anime si incroceranno o si daranno battaglia? Nella storia ogni periodo di crisi è stato gravido di un mondo nuovo e la nostra attualità non fa sicuramente eccezione.
Il discorso è così complesso che non può essere liquidato nelle poche battute di un articolo, ma il problema è di così grande attualità che non è pensabile che nessuno ne parli. Nella società patriarcale i padri nella vecchiaia continuavano a vivere e farsi sostenere nella casa dei figli. Oggi i figli continuano a vivere nella casa dei padri. È uno sconvolgimento della logica troppo accentuato per non pensare che negli anni a venire si preparano grosse novità.


30 giugno 2014

Eugenio Medaglia.

eugeniomedaglia@gmail.com

01/07/2014

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