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E venne un mito chiamato Gesù

Ci si appresta ancora una volta a celebrare il Natale. Chi lo fa per tradizione o chi lo fa per credenza religiosa, la maggior parte comunque lo fa, senza una reale coscienza dell'evento.

Sembra che non ci sia molto da dire sul fatto che il Salvatore sia nato in una grotta il 25 dicembre, da una vergine, che in vita farà dei miracoli e avrà dodici discepoli, che predicherà l'amore e sarà ucciso a 33 anni per la salvezza degli uomini, ed infine, risorgerà per giudicare i vivi e i morti nel giorno del giudizio. C'è da dire solo che forse non stiamo parlando alla stessa persona! Stiamo parlando di Mitra.

Mitra, per chi non lo sapesse, è una divinità di origine persiana le cui prime tracce risalgono al 1300 a.C. e probabilmente venerato ancor prima; è uno dei culti orientali che, tramite il mondo ellenico, si diffusero a Roma in alternativa alla religione pagana ufficiale. Le prime comunità cristiane, non festeggiavano il Natale, ma solo la Pasqua. La data del 25 dicembre apparve ufficialmente nel corso del IV secolo d.C. facendo coincidere la nascita di Gesù con le festivita' del dies natalis solis dei romani, appunto il giorno della nascita di Mitra. E’ questa una tecnica subdola spesso usata dalla religione cristiana: si comincia a far coincidere le proprie feste con quelle pagane per poi finire per sostituirle.

Purtroppo le fonti storiche sulla nascita di Gesù alle quali riferirsi, sono state per la maggior parte appannate da quelle religiose, ma che un mito praticamente identico a quello cristiano, fosse già esistito centinaia o migliaia di anni prima, pone sicuramente qualche dubbio sull'originalità del Cristo. Da un punto di vista storico su Gesù c'è veramente poco da dire perchè di lui non ci sono praticamente tracce nella storia ufficiale dell'epoca: in tutto solo una ventina di righe nelle opere di Plinio, Tacito, Svetonio e Giuseppe Flavio, tra l'altro di incerta interpretazione (il "Chrestus'' di Svetonio) o dubbia autenticità (la lettera a Traiano di Plinio). Se dunque veramente Gesù è esistito, deve essere stato irrilevante per i suoi contemporanei, al di fuori di una ristretta cerchia di parenti, amici e seguaci.

Naturalmente sarebbe ingenuo ritenere testi storici i Vangeli, come d'altronde non sono storici altri libri di altre religioni. Di certo non è possibile argomentare a favore della storicità di un testo (sacro o profano) solo sulla base di una sua supposta concordanza con fatti oggettivi: ad esempio, l'ambientazione dell'Iliade è tanto veritiera da aver permesso a Schliemann di ritrovare nel 1873 le rovine di Troia; questo però non autorizza a dedurre la veridicità del racconto della guerra, per non parlare dell'esistenza degli eroi e degli dèi omerici. In generale, un testo (sacro o profano) non può mai essere "confermato" da concordanze con fatti storici o da riscontri archeologici. Può però essere "invalidato" da discordanze che nei Vangeli non mancano: ad esempio, non si registrano nella storia ufficiale ne la strage dei primogeniti maschi ad opera di Erode, ne il censimento che avrebbe accompagnato la nascita di Gesù attorno all'anno zero (in particolare, il legato Quirino citato da Luca non arrivò in Siria che verso il 10 d.C.).

Chi stabilì che Cristo nacque nell’anno 1, fu il monaco Dionigi il piccolo nel secolo VI, al quale risultava dai suoi calcoli che fosse nato in corrispondenza dell’anno 754 dalla fondazione di Roma. La sua datazione fu poi adottata come inizio dell’era cristiana dal Monaco Beda il venerabile nel 725 d.C. ed è la datazione attualmente in uso. Gli storici tra l’altro hanno ampiamente dimostrato che si tratta di una data errata. Di Erode si conosce la data della morte, che avvenne nel 4 a.C. pochi giorni prima dell’eclisse del 13 marzo. Nel Vangelo di Luca, d’altro canto, si racconta che Gesù era nato durante il censimento di Quirino, funzionario romano in Siria. Quirino però, fece due censimenti: uno nel 6 d.C. come Governatore, l’altro nel 6 a.C. come funzionario insieme a Sanzio Saturnino. Al più si può dire che i Vangeli stabiliscono una "storia parallela", scritta con espliciti fini di propaganda apologetica ("affinchè crediate'').

Neppure Mitra è un mito originale. Il 25 dicembre, è sempre stata una giornata particolare per tutte le culture del mondo antico dell'emisfero settentrionale. Viene subito dopo il giorno del solstizio d'inverno in cui il sole riprende a crescere. Nell'antichità la gente era più portata ad osservare attentamente il cielo invece del posteriore delle auto incolonnate, com'è di moda oggi. Così, con l'avvicinarsi dell'inverno, ci si accorgeva che il sole (questo dio luminoso e caldo, fonte di vita) si alzava sempre meno nel cielo fino a raggiungere una situazione di apparente stallo (solstizio vuol dire sole fermo) in un punto oltre il quale, c'era il timore di vederlo sparire per sempre (tra il 22 e il 24 dicembre). Il 25 però inverte la tendenza. Si ha così la rinascita, un nuovo Natale del Dio supremo di tutte le culture antiche, il Sole con i relativi festeggiamenti e scambi di doni.

Mitra e Gesù quindi non sono gli unici a nascere quel giorno. Anche Dioniso rinasce quel giorno, dopo essere stato fatto a pezzi. Del mito egizio di Horus, risalente a 1400 anni prima di Cristo, si racconta che è stato partorito da una vergine, ha avuto 12 discepoli, ha ridato la vita ad un morto (El Azar us= Lazzaro), fu sepolto e poi resuscitò. Era soprannominato la verità, la luce, il messia, il buon pastore, il KRST (l’Unto). Era denominato anche fanciullo divino e Iusa, figlio prediletto. Il padre divino di Horus era Osiride, con cui si confondeva (“Io e mio Padre siamo Uno”), mentre il padre terreno era Seb (Giuseppe); l’angelo Thot annuncia ad Iside che concepirà un figlio verginalmente. Nasce in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, e adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni. A 12 anni insegna nel tempio e poi scompare fino ai 30 anni. Horus viene poi battezzato sulle rive di un fiume da Anup (Giovanni) il battista, il quale in seguito verrà decapitato. Combattè 40 giorni nel deserto contro Set (Satana), compiendo numerosi miracoli tra cui camminare sulle acque. E si potrebbero fare altri esempi come il dio babilonese Shamas (3000 anni prima di Cristo), oppure Tammuz di poco più tardo, e parlare inoltre delle moltissime somiglianze della bibbia cristiana con la bibbia babilonese.

Appare facile capire quindi come verità assunte da un popolo, possano erigersi su miti più o meno originali. Una festività che affonda nella notte dei tempi va conosciuta e capita, per rispettarla. Solo così si può sperare di evitarne la progressiva banalizzazione conseguente ad un’unica verità, negatrice delle proprie radici, che induce coloro che in quelle radici non si riconoscono, nel rigettarla, mentre quelli che ne fanno un atto di fede finiscono per non comprenderla fino in fondo.

Sia come sia, il "Gesù dei Vangeli" è un personaggio estremamente variegato e non perfettamente definito: la biblioteca evangelica è infatti molto vasta e variopinta, e i quattro testi canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) ne costituiscono soltanto una minima parte; tra l'altro non completamente omogenea a causa di una serie di dettagli fra loro contradditori. I loro racconti sono per metà (Marco e Luca) di seconda mano, e risentono tutti del periodo storico in cui furono scritti (verso il 70 i primi tre e verso il 100 il quarto), a ridosso dell'insurrezione contro i romani del 66 e della distruzione del tempio del 70. Il Gesù dei Vangeli è comunque molto diverso dal "Gesù interpretato dalla Chiesa", per vari motivi. Anzitutto, il canone dei quattro Vangeli stabilito nel Concilio di Roma del 328 esclude tutti gli apocrifi (una parola che, fra l'altro, in origine significava "segreto'' o "occulto'', e soltanto in seguito acquistò il significato apocrifo di "falso''). In realtà, i Vangeli in origine erano tanti perchè ogni comunità cristiana aveva il suo e soltanto con l'instaurarsi dell'ortodossia si rese necessario stabilire una versione "ufficiale'' e si scartarono i testi che non si confacevano al progetto.

L'ultima, e più irreale incarnazione del mito è il "Gesù dei fedeli", derivato dai temi proposti dalle fantasiose rappresentazioni artistiche e letterarie (spesso ispirate agli apocrifi, quando non semplicemente inventate). Come si sa, la fede è cieca e non si cura di sottigliezze quali la verità storica, la verosimiglianza logica e l'ortodossia teologica. Per il credente, direbbe Feyerabend, "everything goes" ("tutto fa brodo''). E per la Chiesa anche, soprattutto quando serve a catturare gli ingenui. Come infatti confessò candidamente papa Leone X al cardinal Bembo: "Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula", "La storia ci insegna quanto ci ha abbia fruttato quella favola di Cristo".

Nella crisi di identità e di ideali dei tempi attuali, alcuni si scoprono messaggeri di verità, che può essere considerata tale soltanto nel deserto delle verità in cui si sta incamminando questa esule umanità in cerca di terra promessa, e speculano sulla loro posizione riproponendo i vecchi modelli culturali. Se non capita invece, come nella ex Yugoslavia fra cattolici, ortodossi e musulmani, o come in medio oriente, fra ebrei e musulmani, o come in tante altre circostanze analoghe nel mondo, che le religioni esprimono tutta la negatività della loro degenerazione senile e producono quel tipico genere di bestialità che si giustificano con santi scopi.

Ma se così dev’essere, per tentare di tenere a bada l’umanità e consentire che i forti poteri rimangano saldi e possenti nell’esercitare la loro influenza politica ed economica, abbiamo bisogno di bugie più nuove. Speriamo che qualcuno le inventi presto.

A cura di:
G. Russo
S. Sangiovanni
G. Zagari

Alcune fonti essenziali

23/12/2005

AIELLOCALABRO.NET
Fonte: http://www.aiellocalabro.net/expo/rubriche/divagazioni/e-venne-un-mito.aspx
Data: giovedì 28 marzo 2024 - 10:26:18